Dopo le mie stories su Instagram dell’altro giorno (salvate in evidenza se volete andare a curiosare) ho pensato di portare l’argomento anche qui sul blog per approfondirlo. Parliamo di inquinamento digitale.
Innanzitutto partiamo con un dato importante: l’attività digitale è responsabile del 2% delle emissioni di CO2 del pianeta*. Lo studio della McMaster University, che nel 2018 ha stimato che entro il 2040 questo contributo all’inquinamento raggiungerà il 14%, è stato superato recentemente da un’altro studio pubblicato sul Guardian del ricercatore svedese Anders Andrae, secondo il quale entro il 2025 un quinto del consumo energetico mondiale sarà imputabile al settore ICT. Sempre buone notizie insomma.
Ma che cosa inquina così tanto?
I DISPOSITIVI DIGITALI

Partiamo dalla culla, come si dice nel gergo del LCA (Life-Cycle Assessment, ossia il ciclo di vita di un prodotto): i nostri cellulari, pc, tablet e compagnia cantante sono composti di materiali chiamati terre rare che per essere estratti producono alte emissioni di gas. Sappiamo tutti che un cellulare ha una vita tendenzialmente breve e da qui si genera il problema dei rifiuti tecnologici (chiamati RAEE). Per smaltire correttamente un dispositivo, occorre recarsi alle isole ecologiche, e non lasciarlo abbandonato in un cassetto o in soffitta: dai dispositivi si possono ricavare cose interessanti (v. questo articolo di Focus). Qui invece trovate qualche idea per il riciclo.
Lasciando per il momento da parte la questione dispositivi (che sarebbe ancora lunga da approfondire, ma se no facciamo notte), addentriamoci nel mondo del web: se Internet fosse un paese, sarebbe il sesto consumatore di energia nel mondo **.
Vediamo insieme qualche dato alla spicciolata.
LE EMAIL

– Una email di 1 giga inquina 19 grammi di CO2 (il massimo di una email sono 50 giga, tanto per dire)
– Otto email inquinano, in termini di produzione di CO2, quanto percorrere 1km in auto
– Una ipotetica azienda con 100 dipendenti che inviano in media 33 messaggi di posta cadauno al giorno produce all’incirca 13,6 tonnellate di CO2 all’anno, equivalenti a 13 viaggi andata e ritorno Parigi-New York***
– Il web emette tanta CO2 quanto il traffico aereo (che produce anch’esso il 2%)
L’ARCHIVIAZIONE

Server, Cloud, Data Center non sono entità immateriali tra le nuvole, ma sono distese di casermoni piazzati in California. Ma non occorre andare così lontano: rimanendo in patria, Ponte San Pietro, un paesino vicino a Bergamo, ospita il Global Cloud Data Center: il data center campus più grande d’Italia con i suoi 200.000 m² d con 90.000 m² di superficie.
Ma arrivano le buone notizie: nel 2019 è uscita la Direttiva 2005/32/Ce, (Eco-design Directive for Energy-using Products – EuP), che prevede l’adozione di specifici criteri di progettazione, allo scopo di ridurne l’impatto ambientale e migliorarne l’efficienza energetica. Molte aziende quindi si sono orientate verso scelte di energia rinnovabile: installazioni di pannelli solari nei Server Farm, collegamenti a centrali idroelettriche, progettazioni modulari (ecodesign) nel rispetto dei consumi.
LO STREAMING

È ormai diventata molto popolare la petizione di Greenpeace “Tell Netflix to go green” (la potete firmare qui) per richiedere a Netflix di alimentare gli show con energie rinnovabili.
Tanto per intenderci: la terza stagione di Stranger Things ha totalizzato 64 milioni di visualizzazioni, a livello globale, equivalenti a più di 420 milioni di miglia percorsi in macchina, con più di 189 milion di chili di CO2 (dalla ricerca Netflix & COVID – 19: The environmental impact of your favourite shows ****).
The Shift Project ha invece quantificato che:
– guardare video in streaming su Netflix o Youtube ha un impatto ambientale pari al consumo energetico della Spagna
– alimentare un Data Center per guardare un video in HD di 10 minuti equivale a utilizzare un forno elettrico da 2000 watt a piena potenza per 5 minuti.
– occorrono circa 6 kg di CO2 per alimentare i server necessari a guardare 2 ore di materiale su Netflix, mentre per andare al cinema in macchina si producono circa 200 grammi di anidride carbonica per passeggero.
COSA POSSIAMO FARE?

Alla luce di tutto ciò ci prende un po’ di sconforto. Ma non disperiamo. Con piccole azioni possiamo dare il nostro contributo. Ecco un breve vademecum:
- disiscriverci dalle newsletter che non leggiamo
- cancellare periodicamente foto, email, documenti dai nostri computer, dalle nostre inbox e dai cloud
- ridurre il numero di email inviate e togliere l’automatismo della conferma di lettura delle email
- quando mandiamo una emai rileggiamo attentamente, ricordiamoci l’allegato (se possibile in bassa risoluzione), evitiamo inutili cc
- cancellare le app che non usiamo
- chiudere le finestre web in background che non utilizziamo, sia su computer sia su mobile
- ridurre le ricerche sui motori di ricerca: inserisci l’indirizzo di un sito web se lo conosci piuttosto che passare attraverso un motore di ricerca
- comprare cellulari rigenerati (come Swappie) oppure smartphone etici (per esempio Fairphone) e con lo schermo piccolo (consuma di meno e si carica più velocemente)
- staccare i dispositivi dalla presa di corrente quando carichi e rimuovere i caricatori dalle prese
- scegliere una soluzione cloud che utilizza energie rinnovabili (per esempio Google Cloud)
E last but not least: ogni tanto preferiamo a un bingewatching la compagnia di un buon libro o quella dei nostri cari.
*Fonte: ricerca pubblicata nel 2013 e realizzata dal Centre for Energy Efficient Telecommunications dell’Università di Melbourne in collaborazione con i Bell Labs di Alcatel
**Fonte: Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia
***Fonte: Ademe, l’Agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’energia.
***Fonte: Ricerca Save on energy