Activewear sostenibile: CAMCO

Da persona sportiva, che ha provato ogni sport possibile nella vita (dall’arrampicata al running, dal nuoto allo yoga), ho sempre fatto molta fatica a trovare un abbigliamento tecnico di qualità e che fosse anche sostenibile. Potete quindi immaginarvi la mia gioia quando ho scoperto CAMCO, “un brand made in Italy che propone una linea di abbigliamento activewear in lana Merino extrafine e lyocell TENCEL™, pensata per donne e uomini che amano l’avventura, sia in città sia a pieno contatto con la natura” – così recita la loro pagina About.

Ho avuto il piacere di incontrare virtualmente Matteo Corrado, fondatore di CAMCO, che ringrazio di cuore per la sua disponibilità a rispondere alle mie domande e soddisfare le mie piccole curiosità. Pronti per scoprire il mondo dell’activewear sostenibile?

Ciao Matteo e grazie di essere qui. Innanzitutto ti va di presentarti?

Matteo: Ciao Federica, grazie a te per l’invito!

Mi presento: Matteo, nato nei primi anni ’70 a Milano, ma residente in provincia di Como praticamente da sempre. Mi sono laureato in ingegneria al Politecnico di Milano e ho avuto esperienze lavorative eterogenee: dallo studio di ingegneria attivo nel campo delle simulazioni numeriche alla importazione e distribuzione di prodotti alimentari freschi in Svizzera, fino alla gestione di immobili non-residenziali. Mi è sempre piaciuto avere un contatto diretto con la natura e cerco di ritagliarmi ogni settimana una giornata, o una mezza giornata, per una camminata sui monti del lago di Como, programmando poi un cammino di più giorni per ogni estate.

Come e da dove è nato il tuo progetto CAMCO?

M: Un elemento che ha fatto da humus per la nascita di CAMCO è appunto questa passione per le camminate in mezzo alla natura. È una attività che si sviluppa anche per molte ore e con una intensità fisica che a volte può essere significativa, così è importante indossare capi confortevoli, che non facciano sudare e non creino la “chiazza” di sudore (che poi è causa di sensazione di freddo quando ci si ferma) e che non siano causa di odori sgradevoli.

Ho dedicato molto tempo alla ricerca di capi con queste qualità nel corso degli anni ed ero arrivato ad individuare delle magliette realizzate nello stesso mix utilizzato ora da CAMCO: lana merino e lyocell. Mi trovavo bene ed i capi erano realizzati in Portogallo. Poi un giorno la produzione di questi articoli è stata spostata in Thailandia e questa cosa mi ha deluso.

Ho cercato altri marchi che producessero in Europa queste magliette in lana merino e lyocell, ma:

  • erano presenti altre fibre sintetiche nel tessuto
  • o la produzione era in paesi extra UE

Tipicamente erano presenti fibre sintetiche e la produzione era al di fuori dell’Unione Europea.

Qua nasce CAMCO: ho pensato di crearmi quello che non trovavo più ed ho portato all’estremo quella che era la mia idea di una buona maglietta. Buoni materiali e buona produzione.

“Dove è nato CAMCO?” A Como, o meglio: sui monti del Triangolo Lariano. È lì che ho deciso di mettere in piedi questo progetto, la “folgorazione” è avvenuta in una bella giornata che stimolava i sensi e la mente.

Cominciamo subito con una domanda spinosa che si riaggancia al motivo della nascita di CAMCO: ci sono pochissimi brand activewear che prestano questa attenzione all’ambiente e ai filati. Secondo te come mai?

M: Perché è costoso, il maggior costo riduce il margine e per molte aziende ogni leva che consenta di aumentare il guadagno va bene, senza interessarsi su chi paga quel costo che loro stanno evitando. Tra queste leve che consentono minori costi un grande classico sono la produzione delocalizzata e i materiali sintetici o non certificati. Poi è vero che l’offerta la definisce l’insieme degli acquirenti e purtroppo si preferisce indossare abbigliamento che costa poco, fatto in sostanza di petrolio e assemblato da qualche lavoratore sfruttato * e senza pensare troppo a dove finiranno i solventi, i liquidi e i gas di processo dell’industria tessile e dell’abbigliamento.

La mission di CAMCO è di essere un brand activewear etico e sostenibile. Come ben sappiamo questi due termini non sono sempre sinonimi. Ma nel caso di CAMCO sì: ci spiegheresti perchè il tuo brand è sostenibile dal punto di vista ambientale?

M: CAMCO è sostenibile sia dal lato delle materie prime che dal lato della manifattura.

La lana merino è biologica e mulesing-free, certificata GOTS. Poi di per sé la lana è una fibra naturale e biodegradabile.

Analogo discorso per le fibre di TENCEL™ che sono fibre di origine botanica biodegradabili e compostabili, ottenute dalla polpa del legno. Qua vorrei fare una piccola digressione: “TENCEL™” è un marchio registrato dell’azienda austriaca Lenzing AG con cui in Lenzing identificano il loro prodotto che genericamente si chiama “lyocell”. Perciò le fibre di TENCEL™ sono fibre di lyocell, ma sono sempre contento di precisare che il lyocell di CAMCO sia TENCEL™ perché Lenzing assicura che la polpa del legno provenga da foreste certificate o gestite sostenibilmente e che i processi di trasformazione riciclano e riutilizzano i solventi organici e l’acqua per oltre il 99% (tant’è che il loro processo è stato premiato dalla Commissione Europea proprio per la sua sostenibilità). Un lyocell di produzione indiana o del sud-est asiatico potrà anche sembrarci uguale, ma non è garantito che il legno abbia una provenienza certificata e che il processo di estrazione non disperda i solventi nei fiumi.

…Ma anche etico nel rispetto dei lavoratori e del made in Italy?

M: L’aver scelto poi una produzione interamente made in Italy, dal ricevimento del filato in poi, è una ulteriore garanzia della sostenibilità di quel che si indossa. Tessitura, tintura, purgatura e finissaggio avvengono in Veneto, in una azienda consolidata che sicuramente non cerca di ridurre i costi smaltendo in maniera illegale i fluidi di processo senza trattarli. L’elastico è prodotto in provincia di Bergamo utilizzando per il 91% poliestere riciclato.

Sono aziende registrate alle camere di commercio, esistenti sul mercato da decenni. Ho visitato personalmente alcune delle aziende e fanno parte di quel tessuto di piccole/medie aziende che sono il fondamento della manifattura italiana, orgoglio della nostra nazione per qualità dei prodotti e aderenza alle normative ambientali e di tutela dei lavoratori. Per le altre aziende della catena produttiva, ho collaborato tramite un converter di Como, perciò non ho avuto un contatto diretto, ma mi sono state illustrate le qualità del fornitore.

Stessa attenzione anche per quanto riguarda il packaging giusto?

M: Il packaging ha lo scopo di fornire una protezione meccanica e una protezione chimica al prodotto al suo interno.

Le buste in cui sono inseriti i prodotti per garantire una protezione chimica mentre sono immagazzinati e trasportati sono di polietilene 100% riciclato e 100% riciclabile, fabbricate in provincia di Varese. Etichette in tessuto jaquard ad alta definizione provenienti dalla provincia di Lecco. La scatola con cui vengono spediti i prodotti sono assemblate ad incastro, senza collanti e quindi sono riciclabili senza problemi (prodotte in provincia di Como). Il cartellino che accompagna i singoli prodotti è stampato nelle Marche su carta certificata FSC.

Da vegana non posso esimermi dal farti questa domanda: per motivi ambientali avete scelto di escludere filati sintetici optando per un materiale più naturale, ossia la lana. I vostri capi però sono cruelty free. Che cosa significa?

M: La nostra lana è biologica e mulesing-free. Questa caratteristica che abbiamo da sempre considerato imprescindibile è stata la causa di tempi molto lunghi e costi molto alti in fase di approvvigionamento, ma ci consente di indossare a cuor leggero i nostri prodotti, sapendo che le pecore vivono all’aperto, mangiano biologico, sono tosate senza traumi… e non sono sottoposte alla pratica del “mulesing”, che – senza farla troppo lunga – consiste nell’asportazione della pelle nella zona perianale con il fine di impedire l’infezione da “flystrike”, causata da particolari mosche. Questa pratica in genere viene eseguita senza anestesia e senza successiva cura antibiotica, oltre che secondo i ritmi da “catena di montaggio”, causando così sempre molto dolore, spesso menomazioni o invalidità e in alcuni casi causando anche la morte della pecora.

Parliamo invece di inclusion lato consumatore: i prodotti CAMCO sono disponibili in più taglie, dalle più piccole alle più grandi, sia uomo sia donna?

M: Sì, la collezione CAMCO al momento è limitata a tre prodotti da uomo, tre da donna e tre colori: nero, rosso e un bel grigio-lavanda. I pantaloncini da uomo sono solo neri e la t-shirt da donna non esiste in nero. Le taglie coprono abbastanza bene le esigenze degli individui. Non abbiamo taglie che coprono un range da XXS o XXL, non per essere poco inclini all’inclusione, ma abbiamo numeri da piccola azienda con una produzione limitata e a voler distribuire la scalatura delle taglie in modo che coprisse tutte le taglie disponibili nella popolazione, ci saremmo trovati ad avere cartamodelli per una produzione che avrebbe previsto un solo esemplare per le taglie estreme… e questo arrotondando per eccesso all’intero superiore!

Ultima domanda: all’interno del sito, nella sezione ABOUT, c’è un messaggio molto importante ossia quello di prenderci cura dei nostri capi: un invito a ripararli e a rimetterli in circolo come second hand. È questo il futuro che ti auguri non solo per CAMCO, ma anche per tutta la fashion industry?

M: Sì!!! Gli step che dovrebbero essere presi in considerazione quando si pensa all’acquisto di un capo di abbigliamento dovrebbero essere:

  • chiedersi se davvero ne abbiamo bisogno
  • chiedersi se si è stati onesti nel rispondere al punto precedente
  • cercare il prodotto nel mercato del second-hand
  • se non si trova di seconda mano, sceglierlo di qualità. “Qualità” è molte cose: qualità propriamente detta, quella delle fibre tessili come comfort, proprietà chimiche e fisiche, capacità di degradarsi o compostarsi; qualità è il processo produttivo sostenibile ambientalmente e socialmente; qualità è un costo equo che remuneri il lavoro e la buona manifattura. Pagare un costo equo significa non rigirare questo costo sull’ambiente e sui lavoratori.

In più noi crediamo che sia anche utile responsabilizzare il cliente. Il reso gratuito spinge a farsi recapitare più taglie per poi scegliere quella che veste meglio – lasciando perdere pratiche malate come il farsi consegnare capi firmati giusto per il tempo di una foto da postare, prima di riconsegnarli. Ogni trasporto è un costo, è materiale di imballaggio, sono gas di scarico, consumo dei penumatici, lavoratori che corrono per niente. CAMCO non offre il reso gratuito ma trattiene una flat-rate dal rimborso del reso. Questo sicuramente frena molti potenziali clienti ma crediamo che sia una delle tante degenerazioni del mondo moderno, dove si vuole avere tutto, tanto, subito e spendendo poco (in altre parole, il mondo della “fast fashion”).

Vi invito sul mio profilo IG dove potete trovare delle storie in cui vi mostro più da vicino il capo che mi è stato gentilmente inviato da Matteo. Troverete anche una breve reel con qualche consiglio di come riutilizzare la canottA in 8 outfit differenti: i capi CAMCO, infatti, nascono come activewear, ma possono essere utilizzati anche nei vostri look da tutti i giorni o come layer sotto altri strati. Se anche voi siete team “vestiti a cipolla” non perdetevela! Per chi invece volesse seguire Matteo e CAMCO sui social trovate qui il profilo IG.

*per approfondire: Puntata di Report L’occhio del Dragone https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Locchio-del-Dragone-91d2b796-2cb6-411f-a4ea-a261b6267396.html

Published by Le citazioni della fè

Sostenibilità in pillole

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