Femminismo e sostenibilità. Una tematica che non vi sarà del tutto nuova. Ci avevo dedicato un articolo sul mio blog qualche tempo fa (potete recuperarlo qui), con la promessa che ci sarebbe stata una Seconda Parte.
Non potevo non cogliere l’occasione proprio oggi, l’8 Marzo, la Festa della Donna. Molti credono che l’origine di questa giornata derivi da un tragico episodio accaduto a fine ‘800 negli Stati Uniti, quando alcune operaie morirono in un incendio.
In realtà questa giornata nacque per difendere i diritti delle donne qualche tempo dopo. Ci troviamo sempre negli States ma nel 1909, il 28 Febbraio per l’esattezza, quando il Partito Socialista americano organizzò una manifestazione a favore del diritto di voto alle donne.
L’anno dopo la proposta arrivò in Europa, a Copenhagen, in seno alla Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste.
Ma dobbiamo aspettare il 1917 e fare un breve viaggio in Russia per vedere per la prima volta comparire sul calendario la data dell’8 Marzo in rosa: quel giorno a San Pietroburgo numerose donne scesero in piazza contro lo zarismo (era tra l’altro la Giornata dell’Operaia). Nel 1921 le due ricorrenze si unirono e fu così che venne istituita la Festa della Donna.
Perdonatemi questo excursus storico, ma mi faceva piacere inquadrare questa giornata nel suo contesto.
Oggi in realtà siamo qui per parlare di un tema che unisce tre delle mie grandi passioni: femminismo, sostenibilità e…libri! Come non celebrare la Festa della Donna se non lasciando la parola a Hop!, casa editrice indipendente e tutta al femminile (profilo Instagram qui). Oggi abbiamo qui con noi Martina Bodria (traduttrice e responsabile eventi), che ringrazio di cuore per essersi prestata a questa intervista, e che ci racconterà della nascita della casa editrice e della sua linea editoriale.
Ciao Martina, dunque partiamo subito. Quando e come è nata Hop! ?
Martina: Federica, grazie a te per aver pensato a noi. Hop! Edizioni è una piccola realtà nel panorama editoriale italiano, specializzata in pubblicazioni di fumetti, libri illustrati e graphic novel, per lo più al femminile. Nata nel 2012 a Pavia grazie all’intuito di Lorenza Tonani, la nostra direttrice editoriale, si è da subito contraddistinta per l’humour, i colori vivaci ed il ventaglio di tematiche. La nostra mascotte è Francis, un tasso cinico e buffone che, dopo aver combinato un guaio, scappa via emettendo un suono: “Hop!”. Il nostro nome nasce così da un’onomatopea, molto usata nel fumetto francese quando si fa un balzo: anche noi vorremmo saltare nel mondo dell’editoria a fumetti, abbattendo i cliché ed i pregiudizi grazie all’arma dell’ironia (ed autoironia). Non a caso uno dei nostri motti è: “be ironic!”.
Abbiamo iniziato dalla traduzione di strips francesi (la trilogia dell’eroina tragi- comica “Josephine”) e spagnoli (“Moderna de Pueblo”), considerati più frivoli, ma che enfatizzavano le idiosincrasie femminili, per poi passare alle graphic novel d’oltreoceano, di cui mi sono occupata della traduzione: “Sotto” e “Virus Tropical”.
La svolta c’è stata nel 2014, con il volume collettivo “La fine dell’amore”, quando abbiamo preso la decisione di lavorare con autori italiani: è stato un esperimento interessante ed emozionante, che ci ha avvicinato al mondo dell’illustrazione ed è stata la carta vincente per poter definire meglio la nostra identità.
Hop! Si caratterizza per la sua caratteristica prettamente “femminile”. Come mai avete scelto di dar voce in particolare alle donne?
M: Partiamo da un semplice dato di fatto: a parte un uomo, tutte le persone che in questi anni sono riuscite ad oliare il delicato meccanismo di questo progetto, sono donne. Siamo amanti della cultura tout court, veniamo dal mondo della comunicazione, degli eventi e della grafica, e siamo super appassionate di libri e del bello. Insomma, volendo creare una linea editoriale precisa e di nicchia, abbiamo puntato alle quote rosa per temi, autrici e collaboratrici: la mancanza di uomini si sente tanto, purtroppo, durante gli eventi e le fiere, quando ci dobbiamo rimboccare le maniche e spostare gli scatoloni!
Quando abbiamo iniziato, il settore del fumetto al “femminile” non aveva un suo filone illustrato: viviamo in un mondo permeato di immagini, in primis grazie al boom dei social networks, e abbiamo capito che il modo più efficace per raccontare quello che ci stava a cuore doveva passare tramite i graphic novel, romanzi grafici appunto che, grazie alla commistione tra la sintesi del testo e l’efficacia del disegno, avrebbero veicolato il messaggio in maniera più efficace.
Usare questo medium voleva anche dire rendere accessibile a tutti temi importanti, come quello del tema della violenza di genere, ben rappresentato da “7° Piano”, o della separazione, di cui parliamo in “Facciamo Foresta”.
Ma Hop! si è anche distinta per i moltissimi titoli illustrati e a fumetti. Quali sono le principali linee editoriali?
M: Il nostro catalogo include guide illustrate, libro game come “Lost in Austen”, fumetti e le recenti biografie illustrate della collana Per Aspera ad Astra: abbiamo scelto donne che, nonostante abbiano vissuto delle avversità, grazie alla voglia di riscatto hanno rivoluzionato il loro ambito professionale. I disegni dialogano con i testi e ogni illustratrice è stata scelta perché più affine al personaggio che volevamo tratteggiare: Madonna è pop come lo stile di Sylvia K, Virginia è melanconica come Lucrèce, Audrey è delicata come la dolce Roberta Zeta, e così a seguire.
Abbiamo una linea più frivola, chiamata La vie en rose, dove i lettori possono ridere con i fumetti o farsi stuzzicare dalle idee delle guida di moda, come “La milanese imbellita”; e abbiamo la linea di libri de La vie en noir, che vuole invece far riflettere su tematiche più importanti, come l’aborto presente in “Sotto”.
Ci sono i Cahiers che, utilizzando la tecnica dei taccuini appunto, vogliono riprendere in forma di graphic short stories alcuni racconti del passato, come “La casa Tellier”, basato su una storia di Guy de Maupassant.
Ed infine abbiamo la serie Collana 20, libri divisi in 20 storie appunto, tra cui annoveriamo i bellissimi “Come un libro aperto”, dove alcuni scrittori famosi si raccontano attraverso interviste immaginarie, e “Amore mio illuminato”, venti storie d’amore iconiche e, come accade il più delle volte, tormentate.
Ogni nostro libro vuole essere un regalo, per sé o per gli altri, tutto nel segno della femminilità, che non vuol dire vivere in rosa o essere femministe a tutti i costi ma, semplicemente, avere una sensibilità diversa da quella maschile.
Avete però anche una linea dedicata ai ragazzi vero?
M: Pochi anni fa è nata una nuova collana, sotto l’attenta direzione di Davide Calì: gli HOPini. Davide è un famoso fumettista, autore ed illustratore di albi per bambini e ragazzi, con cui abbiamo inizialmente collaborato per il fumetto “Maschi da evitare”.
Al momento la linea si divide in tre collane: romanzi illustrati che rimandano al mondo della nostra amata Jane Austen (“Alice in Austenland”), libri sulla forza della donne (“Speriamo che sia femmina”) e la rivisitazioni di amori sventurati della letteratura se si fossero conosciuti, e scritti, ai giorni nostri (“Amori sfigati 4G”).
Un esempio molto bello è “Storie di grandi uomini e delle Grandi Donne che li hanno resi tali”, dedicato alle compagne, mogli ed amanti che hanno accompagnato la vita ai grandi uomini e, a volte in maniera determinante, hanno contribuito al loro successo.
Posto che quando si parla di pari opportunità si sta già parlando di sostenibilità, ho notato però tra i vostri titoli un volume dedicato alla Sharing Economy. Ti va di parlarcene?
M: Qualche anno prima, grazie alla vivacità dei fumetti di Elena Triolo, in arte Carote e Cannella, e alla prosa di Valentina Ferri, avevamo creato i personaggi di MissMoon ed Angelina per la guida semi-comica “Pop Porno”. Abbiamo così deciso di re-interpellarle per affrontare un tema, all’epoca, poco conosciuto nel mondo dell’editoria illustrata: l’economia della condivisione.
In “Condividi”, in nome del risparmio e dell’ottimismo dei cosidetti sharers, l’algida MissMoon, poco affine a questi ideali, si fa guidare dalla giovane Angelina tra i capisaldi della sharing economy, imparando a condividere la casa attraverso l’esperienza di Airbnb o un viaggio con Blablacar.
A capitoli tematici, indirizzari web, e le testimonianze dirette si aggiungono a impreziosire il volume le deliziose pillole culturali di MissMoon (dal baratto alla nascita delle Comuni, dalla nozione di capitale sociale fino allo sharing inconsapevole o ante litteram in film e libri per arrivare alle ipotesi legislative di regolamentazione della new economy). La guida, tra pagine scritte e sketch da sbellicarsi dalle risate, si sofferma sugli aspetti valoriali dell’economia di scambio e sulla predisposizione d’animo da avere per beneficiarne realmente: come dico sempre ai miei amici, è dai piccoli gesti quotidiani che si può incominciare a cambiare qualcosa del proprio mondo.
Non solo libri! Perchè Hop! collabora anche con diverse illustratrici italiane per realizzare stampe ed oggetti, giusto?
M: Diciamo che questo aspetto è stato una conseguenza della pandemia: non potendo più fare fiere, eventi di presentazione dei libri o essendo state le librerie chiuse per mesi, abbiamo dovuto pensare ad una nuova strategia per sopravvivere e per farci conoscere anche all’estero.
Da sempre seguiamo gli artisti tramite i social (Instagram, Behance, Picame per citarne alcuni) e spesso li abbiamo contattati perchè li sentivamo affini ai progetti da realizzare: nell’ultimo anno abbiamo quindi deciso di lavorare con loro per aiutarci a vicenda e per portare nelle case, sia dei nostri fan che delle persone che fino a questo momento non ci conoscevano, pezzi di ciò che amiamo di più.
Abbiamo così dato via allo shop di illustrazioni, graphic art, tazze, borracce, shopper ed agende: sono oggetti talmente belli e simpatici che non si può davvero farne a meno. Ovviamente io che sono compulsiva ho già acquistato diverse stampe: ora devo solo trovare una casa più grande!
Ti lascio con un’ultima domanda, che è più un consiglio in realtà. C’è un titolo o un paio di titoli a te molto cari e che suggeriresti ai lettori del mio blog?
M: Io sono particolarmente affezionata al volume de “La fine dell’amore”, dove abbiamo chiesto a 13 disegnatori italiani di rappresentare per immagini uno dei racconti scritti da Ilaria Bernardini, che è diventata sceneggiatrice per questo progetto. L’amore è il leit motiv di questo libro, ma è inteso come sentimento universale verso un fidanzato, un’amica, un fratello: è un’idea di viaggio intimo dove il lettore diventa spettatore di quanto illustrato. Ogni storia è a sé, sia per tematiche che per modalità grafica, ma tutto in funzione di un graphic novel intenso e straziante.
Essendo un’appassionata fan di Jane Austen non posso non consigliare “Lost in Austen”, meraviglioso libro game dove l’obiettivo è ovviamente uno: trovarsi un marito! Alla fine di ogni capitolo la protagonista, Elizabeth Bennet, in un percorso che intreccia diversi romanzi della Austen, dovrà fare delle scelte che la porteranno (o meno) verso un destino romantico, ed economicamente valido: io ovviamente sono morta scivolando su una lastra di ghiaccio, visto che una gioia sentimentale manco nei libri posso trovarla!
Infine, essendo le mie passioni l’Arte ed i libri, non posso che consigliare i due picture book “Marina” e “Virginia”: il primo racconta la vita della Abramović, la nonna della performance, come lei stessa ama definirsi, mentre il secondo i tormenti narrativi della Woolf. Ad essere onesta ho sempre trovato Marina un’artista un po’ troppo supponente e fredda ma, leggendo la sua biografia e vedendo la bellissima retrospettiva che le hanno dedicato qualche anno fa a Palazzo Strozzi a Firenze, mi sono ricreduta: mai una donna è stata così coerente a livello di pensiero e di metodo. Ha reso il dolore e la sofferenza, sia fisica che mentale, un’opera in cui lo spettatore, volente o nolente, doveva soffermarsi a pensare e a percepirne l’intensità. Allo stesso modo Virginia Woolf si è comportata nel mondo del romanzo: ha aperto le porte all’emancipazione femminile in un mondo prettamente maschile, e ha caratterizzato i suoi personaggi di uno straordinario potere emotivo ed intellettivo.
Insomma, per dirlo come se fossi Baby Spice: “Girl Power!”
Ringraziamo Martina per aver dato voce a questa meravigliosa casa editrice indipendente.
Nelle mie storie su Instagram di oggi (verranno poi salvate in evidenza) vi parlo di alcuni di questi titoli più nel dettaglio, sfogliandoli insieme a voi.
Buona Festa della Donna!